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Mario Pappagallo

Qualcosa su di me.

La passione verso i cani è un viaggio iniziato quando ero adolescente, sebbene la mia famiglia avesse posseduto cani per molto tempo, non mi era possibile stare a lungo con loro, solo quando accompagnavo mal volentieri mio padre a caccia o nei mesi estivi potevo avere i miei amici del cuore tutti per me, già allora l’intesa era perfetta, dove andava lui andavo io e viceversa, cercavo di insegnargli delle cose e di avere sempre il controllo della situazione, studiavo come pensano e interagiscono e il modo corretto per comunicare, pochi comandi vocali, erano gli sguardi e il corpo che parlavano, una connessione emotiva per lo più basata sul gioco, ci rincorrevamo, ci nascondevamo, correvamo al guinzaglio, impari a comunicare nel suo linguaggio, attraverso il metodo non basato sulla dominanza, ma sulla dimensione ludica performativa e collaborativa, costruendo un rapporto di rispetto, di fiducia e quindi di amore.
Un giorno mio padre mi disse, non ho tempo per portare il cane a spasso, prendi tua sorella il cane e andate a fare un giro, ma attento a non farlo litigare con gli altri cani. Una volta al parco col mio cane Black, incrocio di Dobermann e Labrador, una forza della natura, lui sciolto e mia sorella più piccola poco distante, mi trovai in un attimo circondato da cani maremmani senza controllo, il pastore era molto lontano e non curante della situazione, venimmo accerchiati, pensai subito conoscendo il suo temperamento che sarebbe partito un attacco ed io ebbi la freddezza di chiedere a Black di stare li, strillai al pastore di fermare i cani, ma lui non rispose, il mio unico obiettivo era di portare in salvo mia sorella che già aveva iniziato a piangere, mi mossi lateralmente e chiesi la mano a mia sorella, poi lui mi fece capire che conosceva già queste dinamiche di branco e si fece avanti a me camminando lentamente, per niente intimorito ma mostrandosi sicuro di se con atteggiamento dominante scoprii in seguito, non era una camminata dritta era uno spostarsi continuamente da destra a sinistra, poi si posizionò nuovamente leggermente avanti a me e si fermo, ebbi la sensazione che stesse dicendo qualcosa col corpo in modo rassicurante, non siamo minacciosi siamo solo di passaggio, scodinzolava certamente in modo nervoso, il pelo sul garrese era dritto, aspettava, gli altri incominciarono a ringhiare e spostare il corpo in avanti, l’attacco era una questione di secondi pensai io, lui a quel punto ne puntò uno, adesso direi il capobranco, e fece un solo unico abbaio, ancora l’ho in testa, era il suo avviso, levatevi di torno, e in un attimo scapparono, mi felicitai con lui lo lodai forse anche troppo per esser stato li fermo, poi arrivò il pastore che mi disse che non potevamo stare li e che il mio cane era pericoloso e aveva spaventato i sui cani, risi ma solo dentro di me e guinzagliai Black per ritornare a casa, mia sorella smise di piangere e rideva, io avevo avuto un grande insegnamento e sono tutt'ora grato per quello che ha fatto, ancora mi commuovo quando lo racconto!
Questa storia ed altre sono state le motivazioni che mi hanno spinto a provare davvero a capire come lavorare con i cani, studiare per avere le basi e le competenze non solo per risolvere le problematiche comuni, ma anche per intervenire nei casi disperati.
Quanto più  un cane rischia di rimanere, isolato per il resto dei suoi giorni, quando più un'educazione mirata può perfettamente reintegrarlo. Sono contento di avere gli strumenti per realizzare il mio sogno, rendere il proprietario abile ad insegnare qualsiasi cosa al proprio cane, nel pieno rispetto del suo benessere fisico e psichico, riflettere ed affrontare in modo positivo i problemi di tutti i giorni, per me questo viaggio è iniziato come un hobby e si è evoluto in passione e lavoro.
Mario

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